Attacchi di panico: Sintomi, Cause e come affrontarli
Un’esperienza per cui alcune persone possono chiedere aiuto è quella dell’attacco di panico. Tuttavia nella mia esperienza clinica capita che le persone a volte definiscano come attacco di panico un momento in cui il loro corpo era teso più del solito e si sentivano preoccupati ma in realtà non c’erano quei criteri specifici, che ora andrò a descrivere per parlare di attacco di panico. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, DSM-5 (APA, 2013, pg. 240), lo definisce come “la comparsa improvvisa di paura e disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, periodo in cui si possono verificare quattro o più dei seguenti sintomi”:
- Tachicardia
- Sudorazione
- Tremori fini o grandi scosse
- Dispnea o sensazione di soffocamento (es. nodo alla gola)
- Sensazione di asfissia
- Dolore al petto, senso di “oppressione” al petto
- Nausea o disturbi addominali
- Vertigini, senso di svenimento
- Brividi o vampate di calore
- Paura di morire
- Paura di perdere il controllo o impazzire
- Senso di irrealtà o di essere distaccati da se stessi
- Formicolio o senso di torpore ad alcune parti del corpo
Tutti questi segnali arrivano al corpo in pochi minuti e possono avvenire in un momento in cui la persona è tranquilla oppure quando si sente molto preoccupata per qualcosa.
Gli attacchi di panico possono essere provati prima di una data situazione temuta, dopo uno stimolo specifico oppure in modo totalmente inaspettato. Nel primo caso se una persona, per esempio, ha avuto un incidente stradale in cui ha rischiato di perdere la vita, può provare un attacco di panico qualora si trovi di fronti ad una situazione simile, in cui cioè rischia di nuovo un incidente stradale mortale. In questo caso la relazione tra stimolo e risposta è molto chiara. Diverso è il secondo caso, quando l’attacco di panico avviene all'improvviso e raggiunge il suo massimo in pochi minuti, di solito dieci minuti. In alcuni casi le persone possono inizialmente scambiare questo fenomeno per un infarto, infatti si può avere la sensazione di morire o impazzire. L’attacco di panico può avvenire in modo isolato, quindi presentarsi in un momento specifico nella vita della persona. Quando invece si sperimentano frequenti attacchi di panico, improvvisi e ricorrenti, per almeno un mese e c’è la persistente paura di sperimentare nuovi attacchi panico e il proprio comportamento cambia in relazione a questo stato di preoccupazione (Sanavio & Cornoldi, 2001) può essere utile rivolgersi ad un professionista per identificare più nello specifico lo stimolo (situazione, pensiero) che elicita l’attacco di panico e individuare strategie di gestione efficaci. Il lavoro con un terapeuta aiuterà la persona ad imparare ad individuare i primi segnali di attacco di panico, impedirne la loro manifestazione, evitando così di limitare la propria vita quotidiana. Anche l’attacco di panico, come ogni altro evento di vita della persona, va contestualizzato all’interno della storia personale, trovandone il significato e pensando che è comunque una risposta di protezione ad un potenziale pericolo avvertito dalla persona. Diviene allora un’occasione importante, per accogliere e dar voce al proprio dolore e alla propria sofferenza, piuttosto che tentare di nasconderla. Vivere un attacco di panico può significare sentirsi vulnerabili, e ogni persona può imparare ad accogliere la propria vulnerabilità per trasformarla in forza e direzione nella propria vita. Diviene allora non limitazione ma possibilità, per chiederti chi sei, che cosa desideri dalla tua vita e scoprire le risorse che ci sono in te. Buon cammino!
BIBLIOGRAFIA
Sanavio e Cornoldi. Psicologia Clinica. Bologna: Società Editrice Il Mulino, 2001.
American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing, 2013. Edizione italiana: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina, 2014.